Black Star, una tragedia contemporanea di Fabrizio Sinisi in prima assoluta a Teatro Contatto con la regia di Fabrizio Arcuri

Lei piena di rabbia. Non le interessa il giudizio del mondo, di noi, di voi, di loro, vuole amare un mendicante di colore, togliergli la maschera, le vesti, vuole il suo corpo, gli dona il suo stesso corpo e soprattutto i suoi soldi, tanti soldi, lo accompagna in una periferia emarginata a trovare sua madre, ma qui il meccanismo si inceppa, non regge e fugge, si sente ridicola e ridicolizzata.

Forse lui tornerà sulla strada a delinquere. 

E’ questo il primo episodio proposto da Black Star, ma anche i successivi appartengono alla stessa vicenda.

Imprevedibile. Qualcuno suona al campanello. Un uomo borghese in vestaglia vuole rispondere, fose qualcuno ha bisogno, la moglie lo invita a non aprire la porta, l’uomo non si sottrae al suo dovere civico-cristiano e apre. Viene investito da una violenza imprevedibile, il violento entra in casa e uccide la figlia della coppia… quindici anni…

Prevedibile, la coppia si lacera nel dolore e nel senso di colpa… è lui che ha aperto la porta.

La polizia indaga e vuole un colpevole, un capro espiatorio.

Una grande manifestazione pubblica, un capopopolo, bisogna punire. Chi? Non siamo sicuri chi sia il violento, Lo troveremo colpendo nel mucchio. Prevedibile sia uno di quelli la’…

Il sangue e la morte, il rimprovero alla società borghese, i suoi silenzi e le sue ipocrisie.

Ma il testo sapiente di  Sinisi-Arcuri va oltre e ci parla di quando molte migliaia di anni fa “loro” vivevano in un’Africa felix. Poi arrivarono “gli altri” perche’ -prevedibile- avevano fame di terra e di ricchezze.

Signori e re, tutti a occupare un suolo che poteva offrire materie prime… anche umane.

Un poeta africano sconosciuto ha cantato migliaia di anni e di dolore, di morti che… prevedibile… non sono morti ma sono ancora qui, lungo i fiumi… e anche nelle nostre città… con la loro prevedibile voglia di riscatto.

Gabriele Benedetti, Martin Chishimba, Michele Guidi e due incantevoli  Aglaia Mora e Maria Roveran, queste due ultime con due soliloqui potenti, hanno dato vita ad uno spettacolo che ha attraversato l’anima degli spettatori, tutti un po’ innocenti e tutti un po’ colpevoli, tutti drammaticamente figli di un imprevisto. Scene di Luigina Tusini, grande artista. Le firme: oltre che CSS anche Metastasio di Prato e Teatro Piemonte Europa. 

Vito Sutto

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