Nel 1980 un nuovo disco piombò come un meteorite alieno nel mare placido e pescoso della musica friulana: arrivò La gnove lune di Raul Lovisoni, primo lavoro prog in marilenghe oggi conosciuto e ricercato dai collezionisti di tutto il mondo.
Registrato con altri 15 musicisti e un coro all’Avf di Checo Comelli, questo album apre nuove fondamentali strade alla nostra scena artistica, a testimonianza della visionaria e geniale intelligenza creativa di Raul, un po’ arcadico e un po’ steineriano, un po’ goethiano e un po’… cantastorie moderno, una sorta di erede della nostra tradizione orale, come ebbe a definirlo il comune amico Carlo Sgorlon. Col senno di poi, potremmo definire quest’opera ambient, new age d’avanguardia, guidata da una lingua friulana più fascinosa che mai.
Oggi, nel suo creatorio cervignanese, Lovisoni continua a stupirci con musica, video, scrittura e spiritualità, quasi a sottolineare i suoi molteplici studi e interessi. Anche per la tecnologia: “Non possiamo permetterci di ignorare la tecnologia – mi dice -. So che spaventa molti musicisti, ma la sfida va raccolta: non possiamo sempre rifugiarci nel passato, pur aureo che sia. La tecnologia di oggi, in particolare l’intelligenza artificiale, è in grado di restituirti una qualità del suono impressionante, e soprattutto a portata di mano. Cose fantascientifiche negli anni della mia giovinezza”.
Vero. Ma quale è stata la scintilla, il big bang? “Non è stato l’amato Dams, ma il Povolâr Ensemble. La loro era la musica migliore – ricorda -. Senza Ferigo e la sua poetica, la sua filosofia e il suo carisma, non avrei imboccato la strada della musica e della narrazione in musica, non avrei mai pensato all’uso del friulano nel mio lavoro”.
La gnove lune rimane un stella solitaria e luminosissima nel cielo della copiosa produzione di Lovisoni. Il quale, soltanto un anno prima, aveva scritto con Francesco Messina un altro capitolo straordinario: Prati bagnati del monte Analogo, omaggio al romanzo di René Daumal e pubblicato nientemeno che dalla Cramps di Gianni Sassi (Area) per la produzione dell’amico Franco Battiato. Una facciata di Francesco (un solo pezzo, molto lungo e prog) e una di Raul (due brani di sperimentazione acustica). Un altro unicum che fa impazzire i collezionisti. Lavori arditi per quei tempi, e forse anche per un oggi connotato spesso dall’usa e getta della canzone (ce n’è tanta, oceanica, ma ben poca di qualità).
Il coraggio della ricerca e dell’innovazione non ha mai abbandonato Raul, che ha aperto un’altra originale strada in cui racconta in parole e musica – una sorta di melologo – la storia della nostra regione e dell’Istria (25 dischi per la collana Latuastoria che molto era piaciuta a Sgorlon).
A questo punto, vi confesso che mi risulta difficile restare sui consueti binari narrativi per “dipingervi” Lovisoni. Il mosaico è troppo ampio, per cui ci aggiungerò ancora poche tessere: due. La prima: fatevi un giro su bandcamp.org, dove trovate la prima parte dell’opus magnum di Raul, Il dove e l’altrove – L’incredibile saga di Marius Solari. L’ho vista nascere questa prosa esoterica (anche su carta) e mi ha conquistato per la passione e la convinzione dell’autore, del cantastorie post-moderno, capace, lui “flauto magico” e polistrumentista di sempre, di condurci in dimensioni altre, oniriche a fantastiche eppure sempre legate alla terrestrità che non imprigiona ma completa lo spirito.
La seconda tessera: Raul e la Natura. Lui è un combattente pacifico, un difensore della Natura e degli ecosistemi friulani, da sempre. La Natura gli è sorella e compagna, lo ha sapientemente trasformato prima in uomo dei boschi (quasi un milione di visualizzazioni su Youtube per i suoi commenti su tante problematiche che ci riguardano) e poi in uomo del fiume, il suo, il nostro fiume dei silenzi: l’Ausa. Questo secondo tassello è divenuto anche un fortunato libro autobiografico pubblicato da Piemme: L’uomo del fiume – I pensieri della foce. Qui il fiume è anche la vita di ognuno di noi, lo si può scendere o risalire ma è sempre nostro, da condividere, un fiume in cui lavare e purificare la nostra esistenza e fonderla in un disegno più ampio, complesso, più alto.
Come conciliare scrittura, musica, filosofia, ricerca, tecnologia, natura, spirito? Si può. Ci vuole una grande barca per stivarli tutti e proteggerli dal troppo male che ci circonda: la “barca” dell’uomo del fiume.
Nicola Cossar