1 2 3 4 5PASSO DELLA CISA – Tappa indimenticabile quella del passo della Cisa. Riposato a Cavazzola, sulla salita al passo, saluto di buon mattino Federico e Rossana, i due ospitaleri, già intenti a lavorare nei campi. La strada si fa sempre più dura e mi viene in mente un detto del cammino di Santiago ovvero “Step by step”, “passo dopo passo”. Si intende dire un passo davanti all’altro, non importa quanto grandi i passi, l’importante è sempre avanzare, anche solo di un millimetro. Solo così arriverai prima o poi. Dopo un paio d’ore arrivo stremato al passo della Cisa, oltre mille metri, e mi sento come se avessi vinto il giro d’Italia! Dentro ho la gioia di un re del ciclismo, da equiparare a Fausto Coppi. Tutto questo entusiasmo, che letteralmente mi gasa, è riplasmato dal cammino stesso, che mi riporta con i piedi a terra. Pochi metri più in là vedo infatti Oscar, un giovane che spinge una sedia a rotelle vuota. La cosa mi incuriosisce e mi avvicino a lui, chiedendogli spiegazioni. La mamma di Oscar aveva un grande sogno, ovvero quello di fare la via Francigena, ma una grave malattia l’ha portata alla paralisi. Il figlio ha voluto esaudire questo suo desiderio portando simbolicamente una sedia a rotelle, che simboleggia la sua mamma e la sua malattia. Questo gesto mi fa abbassare il capo e ritornare sui miei passi.
La discesa a Pontremoli è una scheggia verso il basso, arrivo direttamente nella via del centro storico, che visito con una semplice passeggiata.
Il pomeriggio mi vedo impegnato in una serie di saliscendi, senza alcun grosso impegno, che mi fanno entrare in una nuova regione, la Toscana. A metà pomeriggio arrivo ad Aulla e mi dirigo verso l’ostello, trovando l’ultimissimo posto disponibile. L’ostello è annesso alla Chiesa di San Carpasio e mi accoglie Enrico, un volontario, al quale chiedo qualche curiosità sul posto. Enrico inizia con una lectio magistralis sulla storia della chiesa parrocchiale, l’annesso museo e le epoche di Aulla. Tutto per amore verso i pellegrini, come l’amore di Oscar verso sua madre.

2 thoughts on “Quanto è dura la salita…”

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