Leonarduzzi: L’Ulisside Friulano tra Ondate Etere e Correnti Radicali

Gianfranco Leonarduzzi nel 2025

ROMA/UDINE – C’è, in certe biografie di provincia, una frenesia del fare, un’irrequietezza che non trova pace nel recinto angusto del proprio campanile. Quella di Gianfranco Leonarduzzi, nativo di Bonzicco, frazione di un Dignano altrimenti quieto, era una di queste.

Non un uomo di mezzetinte, ma un instancabile battitore libero, la cui lunga marcia è iniziata non già nei chiostri accademici o nelle redazioni dorate, ma sulle onde libere delle radio libere. Era il 1982, l’epoca in cui l’etere profumava ancora di spontaneità, e Leonarduzzi vi si gettò a capofitto. Fondò emittenti, curò palinsesti e, con l’incoscienza tipica dei pionieri, si specializzò nei rombi dei motori, realizzando le prime dirette dagli autodromi per Autosprint. Un cronista che preferiva l’odore della benzina alla polvere degli archivi.

Dalle piccole radio – Domuspazio, Radio Fantasy – l’ascesa fu rapida, toccando anche l’altoparlante del tempio calcistico, quello dell’Udinese, e i campi fangosi della 12 Ore Enduro. Un speaker ubiquo, insomma, che sapeva farsi sentire non solo in Friuli (Telefriuli), ma anche sui circuiti nazionali più popolari (Canale Italia, Telelombardia). Era un comunicatore nato, che non temeva la telecamera né il microfono, un uomo che ha saputo cavalcare l’onda dell’informazione dal mangianastri al digitale.

Ma l’indole del giornalista, si sa, spesso nasconde quella, ancor più scomoda, del politico refrattario agli schemi.

Leonarduzzi era un radicale. E non di quelli tiepidi, da salotto. Si schierò nel 1995 al fianco di Pannella e Sgarbi, in quegli anni incandescenti di battaglie sui 18 referendum che fecero tremare il Palazzo e la Sacrestia. Si candidò alla Camera l’anno dopo, sfidando, nel collegio di Udine, il vento conservatore e le aperte ostilità della Chiesa friulana.

La sua bussola etica puntava caparbiamente verso i diritti civili, la libertà di ricerca e l’eutanasia, temi che, allora come oggi, necessitano non di mediatori, ma di falchi pronti a beccare l’ipocrisia. La sua militanza lo elevò a dirigente nazionale dei Radicali Italiani e dell’Associazione Luca Coscioni, una prova di dedizione che andava oltre la semplice passerella elettorale. L’onore non sta sempre nel vincere le elezioni, quanto nel combattere le battaglie giuste, quelle per la libertà. Leonarduzzi, a modo suo, è stato un combattente. Un outsider che preferiva la scomodità del pulpito radicale al comodo abbraccio del potere.

Gianfranco Leonarduzzi nel 2025

Da Redazione 1

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