Le tecnologie digitali hanno trasformato profondamente il modo in cui bambini e adolescenti comunicano, apprendono e costruiscono relazioni. Se da un lato internet e i social offrono opportunità straordinarie, dall’altro espongono i più giovani a rischi come il cyberbullismo, un fenomeno in continua crescita che può avere conseguenze gravi sul benessere psicologico e sociale. Per questo motivo la responsabilità educativa non può essere delegata soltanto alla scuola: anche i genitori sono chiamati a guidare i propri figli verso un uso consapevole e sicuro del digitale. In questo articolo delineiamo l’ampiezza del fenomeno e vediamo cosa possono fare i genitori per diffondere un uso consapevole del digitale.
Il fenomeno del cyberbullismo: caratteristiche e diffusione
Il cyberbullismo è un’aggressione che si realizza attraverso strumenti digitali: insulti, minacce, diffusione non consensuale di immagini, esclusione da gruppi online, phishing emotivo e altre manifestazioni di denigrazione e molestia. In Italia, secondo i dati diffusi da un’infografica dell’Università Niccolò Cusano, nel 2023 il 29% degli studenti ha dichiarato di aver subito atti di bullismo, con una percentuale in crescita del 10% rispetto al 2019. Nel 2024 inoltre le segnalazioni raccolte da linee di aiuto come Telefono Azzurro/Terre des Hommes sono aumentate del 40%. Lo studio ESPAD-Italia 2024 indica che il 47 % degli studenti tra i 15 e i 19 anni ha subito almeno un episodio di cyberbullismo, mentre il 32 % ne ha compiuti, e il 23 % è stato contemporaneamente vittima e attore del fenomeno. Il CNR segnala che oltre 800.000 studenti, circa il 32% del totale, hanno manifestato condotte da “bullo digitale”, con percentuali leggermente superiori tra i maschi (35 %) rispetto alle femmine (29 %). Questi dati mostrano che il fenomeno è centrale, trasversale e in parte silenzioso, in quanto molte vittime non denunciano o non percepiscono di poter chiedere aiuto.
Perché l’educazione in famiglia è fondamentale
La scuola svolge un ruolo essenziale nell’educazione digitale: programmi curricula, formazione degli insegnanti, interventi di sensibilizzazione e regolamentazione degli spazi online scolastici.
L’ambiente familiare rappresenta però un complemento essenziale, che aggiunge dimensioni emotive e costanti di ascolto, guida e prevenzione. L’educazione in famiglia significa stabilire dialogo, fiducia e regole condivise sull’uso delle tecnologie fin dai primi contatti con dispositivi connessi. I genitori, come modelli di comportamento digitale, possono dare esempio di rispetto, autocontrollo e consapevolezza rispetto a condivisione, privacy e tono comunicativo. Grazie a un rapporto personale più stretto, i genitori possono accorgersi prima di cambiamenti nell’umore, nell’isolamento o in segni di disagio dei figli: timidezza, evitamento del telefono, aumento dell’ansia o del ritiro sociale possono essere segnali di un conflitto legato alla rete.
L’importanza dell’educazione digitale
A unire l’aspetto istituzionale e familiare è senza dubbio la conoscenza di base degli strumenti digitali e un’educazione digitale non incentrata solo sulle capacità d’uso dei device. L’Italia in questo ancora fatica perché i dati che arrivano dall’Europa non sono confortanti. Secondo i dati Eurostat, solo il 55,8% dei 16-19enni in Italia raggiunge le competenze digitali di base o superiori, mentre la media UE è del 66,5%. Educare all’uso consapevole del digitale significa anche insegnare competenze di “intelligenza mediatica”: come valutare fonti, riconoscere troll o fake news, gestire conflitti online e chiedere supporto quando necessario. I genitori possono instaurare strumenti tecnici di protezione, come il parental control, i limiti di orario e la supervisione condivisa e policy familiari trasparenti sull’uso dei social, in modo che i figli non percepiscano obblighi nascosti ma regole comprensibili.


