In questi giorni tanto si sente parlare e sia sui quotidiani quanto al tg regionale sulla stazione di posta per accoglienza migranti e mendicanti e ovviamente tutti senza tetto. Innanzitutto se si cita accoglienza, dovrebbe avvenire attraverso un sistema che comprenda servizi erogati di base come il primo soccorso; servizi igienici adeguati e stanze. Inoltre i cittadini stranieri sono ospitati in questo centro ove vengono accolti per il tempo necessario per le procedure di accertamento dei requisiti per la protezione internazionale. Ora pare, però, di essere giunti  all’accoglienza ma al collasso. La struttura è già sovraffollata e la gestione è caotica e rischia di compromettere la dignità dei migranti e sollevando urgenti interrogativi sulle politiche di accoglienza e integrazione. E’ che, ora come ora, non dobbiamo meravigliarci ma viviamo in una società multirazzista. Siamo abituati a chiamare migranti; profughi; richiedenti asilo e rifugiati e in modo indistinto, senza invece sapere che per ciascuno di questi termini corrisponde un significato diverso. Io mi domando il perché non si possano distribuire queste persone anche nelle altre  province del Friuli Venezia Giulia cosicchè il flusso diventerebbe minore ed il numero diventerebbe  inferiore e si possono gestire meglio? Il movimento di tali persone, purtroppo, ha creato e crea notevoli problemi ed in particolar modo, ora, a Udine. Questa accoglienza mi pare stia diventando un parcheggio per individui ma senza favorire loro un inserimento sociale. Perché allora non si pensa non farli lavorare (ad esempio sfalcio erba in città e quartieri o come aiuto magazzinieri; muratori; elettricisti; idraulici; falegnami o altro). Ovviamente un percorso di accoglienza volto a favorire la possibilità di costruzione di una vita autonoma deve prevedere l’acquisizione di competenze linguistiche, sociali e professionali, favorire la creazione di una rete di relazioni affettive e amicali, anche e soprattutto al di fuori dello “spazio sociale” ridotto e riduttivo del luogo di accoglienza, ma non può trascurare la ricerca della salute e del benessere psicologico e relazionale.

Pertanto, per il calcolo della capienza massima occorre fare riferimento: 1) alla planimetria del locale e alla conseguente disposizione dei tavoli; 2) al distanziamento di almeno 1 metro tra le persone a sedere; 3) al numero massimo di 6 persone per ogni tavolo. Ma ora sussiste un vero e proprio affollamento. Non si pensa purtroppo che  con questa miriade di persone ammassate avvenga sempre più un giro di spaccio di sostanze di stupefacenti? E non si pensa ai vari accoltellamenti? Vediamo la nostra bella città di Udine occupata da persone senza arte né parte e che sconvolge il quieto vivere delle comunità. Bisogna dare, ora, una ferma risposta nel segno della civiltà che non significa accoglienza  e solidarietà tout court. Dobbiamo dare un segnale unitario per opporci a questa degenerazione che va ad insidiare la sicurezza dei cittadini. 

Maria Stella Masetto Lodolo

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