Guarnerius, spettacolo scritto e interpretato dal Teatro Incerto – Fabiano Fantini, Claudio Moretti, Elvio Scruzzi – e dallo studioso, storico, romanziere e divulgatore Angelo Floramo. Guarnerius sarà mercoledì 17 novembre alle 20.45 al Teatro Luigi Bon di Colugna, per la rassegna promossa da ERT e Fondazione Bon, e ritornerà per due date giovedì 9 e venerdì 10 dicembre al Nuovo Teatro Mons. Lavaroni di Artegna, sempre alle 20.45. Lo spettacolo – le cui scene e oggetti di scena sono opera di Luigina Tusini – è coprodotto da a.ArtistiAssociati Gorizia, CSS Teatro stabile di innovazione del FVG, La Contrada Teatro stabile di Trieste e Bonawentura/Teatro Miela Trieste.

Guarnerius racconta, nel tempo di un viaggio, la vita del grande umanista friulano Guarnerio d’Artegna, il fondatore della Biblioteca civica di San Daniele.
La finzione teatrale parte da un fatto vero, la morte di Guarnerio d’Artegna nel 1466, e racconta di come i Signori di San Daniele incarichino Firmino Fares (Fabiano Fantini), un erbolâr che commercia in cataplasmi ed unguenti, Tilio dai Sartorus (Elvio Scruzzi), un cjaliâr che fa le scarpe, e Brôs di Giovachin (Claudio Moretti), sedonâr ma non solo, di portare la triste notizia a un grandissimo amico dell’umanista friulano, un tale Adelmo Selvaticus (Angelo Floramo), priore della Badia di San Gallo in Svizzera, fratello del più celebre Michele, ottimo amanuense guarneriano.
I tre durante il viaggio si raccontano con tutta l’arguzia popolana che intride i loro panni, cuciti con il filo di una miseria atavica e ancestrale, ma anche capace di commoventi ingenuità, di complicità cameratesche e di caustiche verità che nelle battute folgoranti, nei doppi sensi, nei giochi di parola sanno descrivere il mondo di allora come se stessero in qualche modo parafrasando quello di adesso. L’arrivo a San Gallo segna l’incontro con il monaco, il quale li introdurrà nella segreta bellezza di un monastero benedettino.

Teatro Incerto - Angelo Floramo - Guarnerius


Tutto diventa occasione per ricondurre il pensiero a Guarnerio. All’uomo, principalmente più che al grande umanista, ai suoi sogni e alle sue cadute, alle chimere e alle debolezze che hanno segnato la sua vita.

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