Val d'Orcia una quercia di 370 anni

 

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Dopo il passo della Cisa, la salita a Radicofani è la tappa più faticosa, soprattutto se succede dopo una nottata travagliata all’ostello delle suore di San Quirico d’Orcia (cittadina che ieri sera mi ha fatto immergere in un’atmosfera medievale con i suoi caratteristici vicoli). Purtroppo nelle camerate del piano inferiore al mio c’è stata un’invasione di cimici e un ragazzo ha trovato il suo materasso tappezzato da questi insetti. Trambusto generale, chiamate alle suore (ma nulla), telefonate a non so chi, finché quasi tutti quelli della camerata decidono di partire e lasciare l’ostello.  Era l’una e mezza di notte!
In mattinata il mio principale obiettivo è la sostituzione delle pastiglie dei freni (ho scoperto infatti che non si chiamano piattini), nonostante il meticoloso lavoro di Giosuè, ma comunque provvisorio. Riesco a trovare un “rent a bike” e sistemo definitivamente la bicicletta. La strada di oggi infatti non è uno scherzo.  La guida parla di livello massimo, “molto impegnativa” e io mi ritrovo a farla nelle ore più calde, perché ho perso diverso tempo dal meccanico delle biciclette. Prima sosta a Bagni Vignoni, località dall’acqua termale, che sgorga naturalmente e conosciuta fin dall’epoca romana. Si prosegue quindi per un pezzo della famosa strada Cassia, lungo la quale trovo la regina delle colline della val d’Orcia, ovvero una quercia di 370 anni di vita! D’obbligo qualche fotografia. Si inizia quindi a salire verso Radicofani, con strappi del 15%, sono costretto a chiedere più volte acqua agli abitanti del primo tratto, sapendo che dopo non avrei trovato nulla. Una strada avvolta dalla solitudine più completa, direi quasi meditativa, con un vento caldo a volte contrario e a volte a favore. Sul mio tracciato solo due splendidi cavalli. Mi siedo e ammiro il monte Amiata, il più alto di questa zona. Continuo a salire finché intravvedo la fortezza di Radicofani che si erge imponente sul colle, imperiosa come non mai. Dopo estenuanti fatiche arrivo a Radicofani nel pomeriggio, recandomi subito all’ufficio informazioni.  Chiedo lumi sul proseguo della via Francigena e mi viene detto che il prossimo paese è a 35km.  Loro avrebbero un letto per me qui in ostello, cosa che mi fa seriamente propendere a rimanere, sapendo che è tutto pieno altrove. Visito quindi la famosa fortezza e mi concedo un mega panino con la porchetta di queste vallate e la ricotta di Pienza. Una cosa sublime da concedersi però solo a fine tappa! “O pellegrino mangiati sto super panino, meglio se con un bicchier di vino”.

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Di Redazione 1

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