Rita Mascialino, La “Veronica” evangelica di Maurizio Tolloi

Rita Mascialino,  La “Veronica” evangelica di Maurizio Tolloi
La “Veronica” evangelica di Maurizio Tolloi
Veronica 2014
La “Veronica” evangelica di Maurizio Tolloi

Rita Mascialino,  La “Veronica” evangelica di Maurizio Tolloi

Udinese-Life, Semantica dell’Arte, febbraio 2021.

Maurizio Tolloi (Cervignano del Friuli 1953), risiede a Forni di Sopra, un paesino dell’alto Friuli. Rinomato pittore, utilizza soprattutto i colori a olio, comunque anche acquarelli e acrilico, con pennelli e preferibilmente spatole, queste per un  risultato più netto e vigoroso nei colori, nelle forme. È eccellente fotografo della sua terra e non solo. È poeta e scrittore.

Viene presentato qui il suggestivo dipinto a olio realizzato con spatola “Veronica” (2014, 30×40) che si riferisce, come nella mente dell’artista, alla famosa Veronica evangelica che asciugò il volto insanguinato di Cristo durante l’ascesa al Golgota per la crocifissione assieme ai due ladroni. Un dipinto che ha preso spunto da una fotografia in bianco e nero che il pittore ha elaborato facendone un  quadro di grande impatto estetico ed emozionale.

Il ritratto frutto dell’immaginazione dell’artista non segue i canoni puramente figurativi nel senso che la gamma cromatica scelta per il volto non segue il canone realistico e tradizionale, le cromie sono tre con chiaroscuri graffiati a mestichino piuttosto che sfumati: nero, bianco e rosso vermiglio, prevale dunque, pur nella generalità figurativa che identifica un volto, il significato simbolico che imposta l’immagine con esiti altamente contrastivi in cui consiste una parte importante della simbologia intrinseca a quest’opera, di cui fra poco.

Trattandosi di un personaggio storico a quanto viene tramandato, nessuno sa con precisione da dove provenisse la donna, né che cosa facesse. Di lei non parla direttamente nessun Vangelo, ciò che si conosce per certo, è che seguiva Cristo, per cui verosimilmente non era la moglie di nessuno, né madre di figli propri, perché in tali casi non avrebbe avuto la libertà di seguire Cristo o in caso fosse stata moglie e madre avrebbe abbandonato marito e figli. Con una qualche verosimiglianza  era una donna peccatrice, come altre donne del seguito di Cristo, ovviamente convertite alla spiritualità, similmente a Maria di Magdala, la nobile dissoluta che cambiò vita stando al seguito di Cristo. In ogni caso è poco funzionale qui fare ipotesi sulla identità anagrafica di questa donna. Invece è funzionale alla semantica del quadro di Maurizio Tolloi capire la natura della Veronica per come è sentita ed espressa dall’artista.

Dunque gli occhi scuri sono coperti fittamente dall’ombra nera tranne qualche scintillio che emerge dallo sguardo così nascosto, le labbra sono rosso vermiglio, mezzo volto è bianco – ciò che già di per sé evita che si possa parlare di ritratto realistico –, abbassato come a schermirsi. La prospettiva è diagonale, non frontale, ciò che nel contesto rafforza il desiderio di Veronica di nascondere la sua identità. Tutto ciò ne fa una donna che certamente  non è in tema con la tradizione religiosa della santa. I capelli discinti, lo sguardo oscurato di nero ne fanno una donna che teme di mostrare apertamente chi fosse e che cosa facesse nella società ebraica così piena di doveri per tutti, specialmente per la donna. La Veronica di Tolloi si scherma dallo sguardo altrui e soprattutto dalla luce che le illumina i capelli dall’esterno, come se non volesse rivelare la sua identità, ma anche come se si vergognasse di essere sotto i raggi della  luce. In questo volto dai tratti così marcati le luci e le ombre sottolineano i forti contrasti dell’interiorità della donna, gli occhi coperti dall’ombra come da un inchiostro nero danno il loro segnale cupo come di più non si potrebbe, a contrassegno di una personalità dalle tinte fosche, di uno sguardo chiuso nel mistero di chi non voglia farsi riconoscere nelle sue connotazioni più profonde – l’occhio, si dice, è lo specchio dell’anima. Nel contesto a due tinte per così dire spiccano le labbra dipinte di rosso acceso in una istintualità carnale prorompente – anch’esse tuttavia con un contorno che riprende l’ombra nera, quasi a diminuire o limitare tale presenza –, un simbolo classico per l’amore altrettanto acceso. Anche i bellissimi capelli neri con frammenti di luce bianca di cui Tolloi ha dotato questo volto femminile parlano di gioventù e di forte sensualità essi stessi, contribuendo a oscurare per parte loro occhi e volto. Una donna senz’altro pia, ma che si associa alla leggenda di Maria di Magdala o Maddalena quale donna redenta dal suo amore spirituale o spiritualizzato per Cristo. In ogni caso dall’opera di Maurizio Tolloi si evince l’immagine di una donna capace di amare anche e soprattutto passionalmente e carnalmente e che vorrebbe sopprimere o rimuovere tale sua natura e con essa il suo passato o presente, difficili da cancellare. Al proposito ricordiamo che Cristo dice della peccatrice che gli lavò i piedi con essenze profumate (Luca 7: 36-50): “(…) I suoi molti peccati le sono perdonati perché ha molto amato (…)”, con ciò restituendo dignità di amore anche all’amore delle peccatrici e di conseguenza dei peccatori. Facendo una comparazione: con la peccatrice che lava i piedi a Cristo con lacrime ed essenze profumate, la quale ha il coraggio di esporsi e riceve per questo le critiche dei Farisei, ma l’elogio di Cristo, così Veronica, donna dalla natura a forte carica erotico-istintuale per come emerge dal dipinto di Maurizio Tolloi, ha anch’essa il coraggio di asciugare il volto insanguinato di Cristo, non glielo asciuga la madre, né la Maddalena, né un’altra pia donna, ma appunto gli dà sollievo questa probabile peccatrice cui Tolloi rende omaggio nel suo intenso dipinto. Significativo il volto bianchissimo di questa Veronica: se tutt’intorno al suo viso regna l’oscurità e le belle labbra sono vermiglie, una metà del sembiante è quasi un segno di incipiente purezza interiore che si affaccia tra l’oscurità che ancora lo attornia, così nell’opera all’apparenza.

Una Veronica, quella di Maurizio Tolloi, un po’ contro corrente, la quale nell’aspetto psicofisico non rientra nell’agiografia consueta, ma che ha verosimilmente un profondo aggancio con la possibile Veronica storica che non era una santa ab origine e che è entrata a far parte delle pie donne e delle sante nella tradizione agiografica successiva.

Un volto bellissimo, sensualissimo e velato di pudore, a quanto emerge dal ritratto collegato alla vicenda della Veronica evangelica, un volto apparentemente del pentimento che tuttavia non ha ancora perduto o non perde i contrassegni della propria natura rigogliosa che sta fuori dai ranghi della società perbenista dell’epoca e forse anche di tutte le epoche – l’insegnamento di Cristo, la sua apertura verso le peccatrici non ha ancora portato dopo duemila anni ad un cambio vero e proprio negli usi e costumi mentali e sociali dell’umanità –, un cambio che si realizza nella visione del mondo di MaurizioTolloi, un uomo che non sente la spiritualità come qualcosa che combatta ed escluda la vita dei sensi, come dalla sua magnifica interpretazione della “Veronica”.

                                                                                                      Rita Mascialino

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